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mercoledì 12 giugno 2024

COMUNISTIZZAZIONE GLOBALE – PARTE II



Avevamo concluso la prima parte di questo viaggio mettendo in chiaro, alla luce dei fatti, il vero significato della Perestroika. Tuttavia, parallelamente ad essa, vi è un altro fenomeno che si è andato sviluppando come un vero e proprio surrogato del Comunismo: la Globalizzazione.

Quando si pensa alla Globalizzazione, vengono in mente l’evoluzione della scienza e della tecnologia, i cambiamenti nell’economia, nella politica, nella cultura, alle moderne telecomunicazioni, ai trasporti, i computer e le reti digitali, insomma, tutta una serie di cose che hanno diminuito le distanze geografiche e annullato i confini che erano rimasti in piedi per migliaia di anni. Il mondo è diventato piccolo e unito, le interazioni e gli scambi tra i vari sono a livelli mai visti nella storia. Il rafforzamento della collaborazione a livello planetario è una conseguenza naturale degli sviluppi tecnologici, dell’espansione della produzione e delle migrazioni.

Tutto bellissimo, ma solo in apparenza, perchè la globalizzazione non è solo questo. La sua essenza di stampo comunista si trova nella grande e veloce diffusione di tutti i suoi dettami. I mezzi utilizzati comprendono operazioni politiche, economiche, finanziarie, culturali e sociali su scala globale che hanno eliminato culture, tradizioni e confini con l’obiettivo di distruggere la morale, l’identità dei popoli, la fede, tutti elementi fondamentali per la sopravvivenza di una civiltà. I più tanti pensano al fenomeno comunista come un qualcosa che rimane indipendente da qualsiasi altra ideologia o dottrina. Sbagliato, il comunismo, il quale non è solamente mera teoria, ma una vera e propria religione, il cui obiettivo finale è la distruzione della civiltà stessa. Esso, fra l’altro, non si attiene affatto ad una sola ideologia politica, bensì, laddove vi siano le condizioni utili, mira a utilizzare anche linee politiche ed economiche in apparenza contrarie.

Facciamo un esempio. La globalizzazione ha sempre affermato di voler promuovere la democrazia, l’economia di mercato e il libero scambio; il risultato è stato lo scontro con diversi gruppi della Sinistra. Però, queste frange di Sinistra non si sono mai accorte che è proprio il comunismo, a livello dottrinale, che muove i fili. La stessa globalizzazione economica e politica esplicata con estrema chiarezza nell’Agenda mondialista, la quale comprende tutte le varie convenzioni internazionali, non sono altro che strumenti di manipolazione da un lato, e di distruzione dall’altro.

La globalizzazione, infatti, (definita anche come Globalismo), veicolata dal comunismo, non ha fatto altro che evolversi nel corso del tempo in diversi settori, tra i quali quello economico, politico, sociale, culturale e ambientale. È utile sottolineare che essa ha svolto il ruolo di apripista per la fase successiva del percorso verso un Nuovo Ordine Globale, ossia il Mondialismo.

Per contro si sente spesso promuovere l’idea secondo la quale stiamo vivendo un momento di deglobalizzazione che dovrebbe porre fine al dominio del vertice della piramide che però non trova riscontro nei fatti.

Il Mondialismo è stato pianificato fin dal XVII secolo, ma non poteva essere raggiunto fino a quando non vi sarebbe stato l’annullamento di ogni identità, tradizione, morale, economia e stabilità dei paesi del mondo. Era necessario omologare la popolazione mondiale sotto unici diktat attraverso la creazione di strutture sovranazionali che nel corso del tempo avrebbero annullato le capacità di azione di ogni singolo stato.

Ma dove risiedono le basi del Mondialismo moderno e della tecnocrazia? La risposta è Jan Amos Comenius.

Costui era a capo della setta hussita dei Fratelli Moravi e membro della confraternita occultista dei Rosacroce. Nel suo libro Panorthosia, egli progettò di assicurare la “pace” universale mediante una rieducazione dell’umanità realizzata da una filosofia razionale, una religione ecumenica e una lingua universale. Questa rieducazione doveva essere guidata dalla “Corte Suprema dell’Umanità”, un senato internazionale degli iniziati (con sede a Gerusalemme) diviso in tre sezioni:Consiglio della Luce, ossia il tribunale culturale delle accademie scientifiche;
Concistoro, ossia il tribunale religioso delle Chiese;
Consiglio della Pace, ossia il tribunale politico dei popoli, composto però non da politici quanto da “saggi illuminati” esperti nelle tecniche per manipolare le coscienze e suscitare il consenso sociale.

Comenius è considerato il padre del Mondialismo moderno, della Sinarchia e della Tecnocrazia. La tecnocrazia è parte fondamentale dello stesso comunismo, della globalizzazione e del mondialismo. Nella concezione più moderna, essa è figlia dell’Emporiocrazia del Marchese Joseph Alexandre Saint-Yves d’Alveydre (Massone, consacrato alla causa della diffusione della Sinarchia).

La tecnocrazia, in origine nacque dalla svolta ideologica avviata all’inizio del XVI secolo dal filosofo e politico inglese Francis Bacon e dall’ambiente della Royal Society. Essi diffusero una concezione del sapere come strumento di potere, ossia di trasformazione della natura e della società mediante la scienza e le tecniche, allo scopo di recuperare, a loro dire, la felice condizione perduta nel Paradiso Terrestre. Il programma tecnocratico venne elaborato poco dopo, come abbiamo visto prima, dal filosofo Jan Amos Komenski (Comenius).

Questo programma fu rilanciato poi nel XVIII secolo da vari filosofi e politici illuministi, poi nel XIX secolo da positivisti come i francesi Claude-Henri de Saint- Simon e Auguste Comte. Modello della tecnocrazia è la figura del manager, ossia il dirigente-esecutore (non specialista ma funzionale a tutti i settori produttivi) consacrato all’applicazione delle regole e delle procedure amministrative, dunque privo d’ideali, di radici sociali, di patria e possibilmente anche di famiglia; tipici esempi attuali ne sono il burocrate e il finanziere cosmopoliti. Sotto la direzione della classe manageriale, la vita politico-sociale, la produzione economica e la stessa proprietà privata diventano anonime e impersonali e dunque si deresponsabilizzano, anche perché l’esercizio e il controllo gestionali degli strumenti esecutivi e produttivi sono ormai separati dalla titolarità ufficiale del diritto.

Se facciamo un primo bilancio di tutto ciò che abbiamo esposto, si evince con chiarezza che gli aspetti prima menzionati della globalizzazione si sono letteralmente sincretizzati nell’ideologia secolare del Globalismo da un lato, e del comunismo dall’altro. Dobbiamo parlare in termini di complementarità, poichè come il comunismo, il globalismo si fonda sul materialismo, ecco perché esso è nel vero senso della parola un surrogato del comunismo stesso. Allo stesso modo, il globalismo propaganda una meravigliosa utopia, una sorta di paradiso sulla terra, contraddistinto da ricchezza, libertà dalla schiavitù, dall’oppressione e dalla discriminazione, gestito da un governo mondiale.

Questa ideologia si scaglia contro la cultura tradizionale di qualsiasi gruppo etnico, basata sulla fede in Dio e sull’insegnamento della virtù. Essa si concentra su concetti come “Politicamente corretto”, “Giustizia sociale” ed “Egualitarismo assoluto”. Tutte cose che nei fatti non si sono mai viste, ma sono anche fuorvianti perché non mirano a raggiungere gli obiettivi proposti. Per questo, in tale frangente, si parla anche di vera e propria globalizzazione dell’ideologia. È risaputo che tutti i paesi hanno una propria cultura, anche se, a livello tradizionale, ognuna di esse è basata su valori universali. La sovranità nazionale e le tradizioni culturali di qualsiasi gruppo etnico svolgono un ruolo importante nel patrimonio nazionale e nell’autodeterminazione e offrono protezione a tutti i gruppi etnici dall’infiltrazione di forze esterne sovversive. Lo scopo del Comunismo, il quale racchiude tutte le sfaccettature esposte, è quello di formare un governo globale, eliminando non soltanto tradizioni e identità, ma anche la religione (a parte una, la sua, o meglio quella dei lorsignori di cui abbiamo già parlato in altri articoli), la proprietà privata e la cultura tradizionale di ogni nazione.

Sulla proprietà privata si potrebbero fare tantissimi esempi, i quali si legano anche al discorso inerente alla limitazione dell’uomo. L’ambientalismo è prodromico all’eliminazione della proprietà (e non solo), ma ne abbiamo già parlato in altre occasioni; tuttavia, andando un po’ più a fondo e volendo fare un esempio tutto italiano, vorrei citare un articolo veramente interessante di Rodolfo Casadei apparso su “Tempi” e che trovate sa questo link (https://www.tempi.it/abolizione-della-proprieta-privata/ ) di cui si propongono due estratti:


«Qualche anno fa fece sensazione un documento del World Economic Forum di Davos nel quale si prevedeva la scomparsa della proprietà privata dei beni entro nientemeno che il 2030. Non la proprietà privata dei mezzi di produzione, storico obiettivo dei programmi comunisti, ma la proprietà dei beni personali e di famiglia; cose come la casa, l’automobile, il computer, ecc. Sostituite da “servizi” a pagamento o gratuiti. Le reazioni furono furibonde, il Wef fu accusato di voler consegnare le proprietà di noi tutti alla grande finanza e alle multinazionali con la complicità degli stati, per trasformarci tutti in servi del capitale, interamente da lui dipendenti.»


«C’è qualcosa di più profondo che mi affligge quando prendo atto di queste utopie pseudoecologiste e pseudoprogressiste. È la consapevolezza che dietro queste possibili evoluzioni delle nostre società ci sta la programmatica riduzione della persona a individuo, cioè a ente isolato; ci sta la volontà di recidere tutti i legami che fanno dell’essere umano un essere che vive di rapporti affettivi con altri esseri umani, rapporti affettivi che iniziano nella famiglia in cui si nasce. Perché tali legami ostacolano la crescita economica e la realizzazione di profitti. La famiglia è trasmissione: trasmissione della vita, della lingua, di valori, di beni patrimoniali. Annientare la trasmissione dei beni patrimoniali – la casa prima di tutto – attraverso l’abolizione della proprietà privata equivale ad abbattere uno dei pilastri della realtà familiare. Con viene meno anche la voglia di trasmettere la vita, cioè di mettere al mondo figli. Che senso ha mettere al mondo dei figli se non abbiamo nulla da trasmettere loro, né spiritualmente né materialmente?»

Suggerisco di leggerlo tutto perché merita davvero, così come suggerisco anche, sempre sullo stesso tema, dal punto di vista italiano, un altro articolo scritto dall’avvocato Maria Capozza che trovate a questo link


Tornando a noi, la globalizzazione ha spianato la strada al mondialismo, il quale sta svolgendo un ruolo distruttivo verso l’etica umana. Entrando nel dettaglio di come le fondamenta del globalismo siano da ritrovarsi nel comunismo e di come questi siano la colonna portante della comunistizzazione globale in atto, è necessario evidenziare che Carl Marx non usò mai il concetto di globalizzazione, ma quello di ìstoria universale.

Se andiamo a vedere il Manifesto del Partito Comunista, leggiamo che Marx sosteneva che l’espansione globale del Capitalismo avrebbe prodotto un gran numero di proletari, portando poi a una rivoluzione in tutto il mondo, la quale sarebbe stata funzionale alla sostituzione del Capitalismo con il Comunismo. Quindi, i banchieri internazionali (che sono capitalisti) hanno creato il comunismo per venderlo ai popoli come una vera e propria speranza di abbattere il loro stesso potere. Nei fatti, il comunismo abbraccia la popolazione mondiale e lo stiamo vedendo oggi, ma non loro, che rimangono fermi esattamente dove sono.

Marx, inoltre, scrisse che:


«Il proletariato può dunque esistere soltanto sul piano della storia universale, così come il Comunismo, che è la sua azione, non può affatto esistere se non come esistenza storica universale»

Ergo, la rivoluzione comunista deve essere un movimento su scala globale. Il ricercatore, storico e giornalista investigativo George Edward Griffin che abbiamo menzionato spesso nei nostri articoli, riassume i cinque obiettivi principali della rivoluzione globale comunista:


«Riunire tutte le nazioni in un unico sistema di economia mondiale; Forzare i paesi avanzati a versare aiuti finanziari prolungati a beneficio dei paesi emergenti; Dividere il mondo in gruppi regionali come fase di transizione al governo mondiale unico.»

Dunque, la multipolarità (di facciata) come transizione verso l’obiettivo finale.

William Z. Foster, ex presidente del Partito Comunista Americano scrisse che:


«Un mondo comunista sarà un mondo unificato. Il sistema economico sarà una grande organizzazione, basata sul principio di pianificazione che sta nascendo in Russia e in Cina. Stati Uniti, Russia e Cina saranno la colonna portante di questo governo mondiale».

Nello stesso tempo in cui il mondo occidentale credeva che il Comunismo fosse stato abbattuto, la tendenza al Socialismo (la fase primaria del Comunismo) rimaneva sempre in piena evoluzione. Come abbiamo evidenziato nella prima parte e anche in altri articoli, il fantasma comunista non era e non è mai morto, semplicemente, ha cambiato pelle.

Il comunismo si nasconde dietro varie dottrine e movimenti mentre corrode ogni angolo del mondo libero e vi si infiltra. La globalizzazione appariva come un processo del tutto naturale, ma il ruolo del Comunismo, specie alla luce del Mondialismo attuale, è sempre più eloquente nel corso della sua evoluzione. Il percorso storico descritto infatti, comprova che la globalizzazione, come vero e proprio surrogato del comunismo, ha svuotato l’industria, distrutto la classe media, portato alla riduzione dei redditi, polarizzato ricchezza e povertà e fomentato spaccature sociali. Tutto questo non ha fatto altro che promuovere la crescita del Socialismo negli Stati Uniti, in Europa e nel mondo intero.

Ma è il gioco delle tre carte, perché tuto questo è avvenuto in maniera del tutto subdola. Se pensiamo a tutte le forze di Sinistra presenti nel mondo, vediamo che esse sostengono che la globalizzazione ha causato disuguaglianza di reddito e molto altro. Tuttavia, allo stesso tempo, il sentimento No – Global è cresciuto vertiginosamente, diventando una nuova forza che intende resistere al Capitalismo e che quindi, chiama a gran voce il Socialismo. Ed è sempre il solito giochetto, la stessa manipolazione. Si fomentano tutte le parti in causa in funzione di un unico e solo obiettivo, il loro. Ed è così che si arriva al mondialismo attuale.

Il potere al vertice della piramide, nel corso del tempo ha imparato che il miglior modo possibile per raggiungere i suoi obiettivi non è l’utilizzo della forza, ma quello di avere il consenso. Creano il problema e danno la soluzione. Si creano di continuo problemi a livello mondiale che necessitano ovviamente di soluzioni. Queste vengono prese sempre nell’ottica comunista di una maggiore collaborazione internazionale e nelle strutture di potere. Step by Step, il fine è quello di stabilire un governo mondiale attraverso misure che incorporino tutti i concetti che abbiamo esposto sino adesso. La proliferazione di continui trattati internazionali (le cui finalità sono sempre ad uso e consumo di chi muove i fili e non dei paesi) ne è una prova eloquente. L’indebolimento delle strutture nazionali è uno step primario nell’ottica della comunistizzazione globale. Nonostante vi siano gruppi che non sono necessariamente comunisti, essi si rifanno a ideali e soluzioni perfettamente in linea con il pensiero comunista. Senza andare troppo indietro nel tempo, se si guarda agli accordi di Bali sottoscritti nel 2022 da tutti i paesi del mondo, si capisce come tutto l’apparato economico e politico mondiale sia perfettamente in linea con il pensiero comunista, e quindi Mondialista.

Nei nostri articoli abbiamo spesso menzionato Cleon Skousen, celebre scrittore, ricercatore e storico americano autore di un saggio intitolato “Il capitalista nudo” di cui abbiamo anche riportato qualche passaggio. Tuttavia, Skousen ne ha scritti altri, fra cui “The Naked Communist” – “Il comunista nudo” nel quale sviscera i quarantacinque pilastri del comunismo, il più importante dei quali:


«Promuovere le Nazioni Unite come unica speranza per l’umanità.»

Molti di coloro che hanno accusato personalità come Skousen di cospirazionismo, non si rendono conto che la costruzione di un governo mondiale non si può raggiungere sul breve periodo. Alfredo Bonatesta, nel saggio “Sinarchia Universale – progetto di un nuovo ordine mondiale” fa un excursus che attraversa oltre dieci secoli in seno alla più grande cospirazione contro l’umanità. Sembrerà strano, se non addirittura folle, ma è proprio per questo che i globalisti (che sono i veri comunisti) utilizzano le più svariate argomentazioni per sponsorizzare la creazione di istituzioni internazionali in vari campi, mentre promuovono l’unità di queste istituzioni e continuano a sostenere la dipendenza dalle Nazioni Unite, con lo scopo ultimo di istituire un governo mondiale. La centralità dell’ONU in tutto questo (la quale rappresenta la più grande struttura di stampo Rosacroce vista la sua organizzazione interna e la relativa natura messianica esplicitata, tra l’altro, nella già citata Panorthosia di Comenius), l’abbiamo vista nell’articolo sui BRICS.

Di seguito potete “ammirare” la sala del consiglio di sicurezza dell’ONU dove dimora un dipinto al centro del quale domina uno dei simboli dei Rosacroce.

Ora, per far sì che i popoli della terra si adattino alla comunistizzazione globale in atto e quindi aderire volontariamente al Nuovo Ordine Mondiale, di cosa ha bisogno il potere? Del consenso, lo abbiamo detto prima. E il consenso è frutto della manipolazione. La manipolazione avviene su più fronti, tra cui quello della corruzione. Spirituale, certo, ma non solo, anche materiale. L’offerta di allettanti benefici con la promessa di portare il benessere. L’intento è lo stesso proclamato dal Comunismo, il quale si manifesta come la cura di ogni male. La collettivizzazione dell’uomo (e non solo) sarebbe il rimedio. Per realizzare tutto ciò e quindi risolvere i problemi globali che i lorsignori stessi hanno creato appositamente, sia che si tratti della tutela ambientale o di fornire sicurezza e benessere su scala mondiale o qualunque altra cosa, è necessario accentrare il potere. Centralizzare il potere contribuisce ad aumentare quello di chi è al vertice della piramide.

Il controllo sulla società, dietro il paravento della salvezza della multipolarità, deve essere totale. Non è un caso che se si guarda ai paesi con i sistemi di controllo più avanzati e invasivi del mondo, primeggiano Russia, Cina Brasile ecc. In poche parole, i fantomatici BRICS.

Fine seconda parte.

Continua…

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